Il mistero della Dama Bianca forse definitivamente chiarito? – STUDY CENTER for LEGALITY SECURITY and JUSTICE
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Il mistero della Dama Bianca forse definitivamente chiarito? – STUDY CENTER for LEGALITY SECURITY and JUSTICE


Le iperstizioni sono “profezie autovverantisi”, cioè rappresentazioni della realtà, concezioni, credenze, interpretazioni, comportamenti e così via, il cui fondamento principale sono il marketing concettuale e la diffusione massiva attraverso i media digitali (definizione reperita su concetticontrastivi.org). Il termine è stato coniato da Nick Land, filosofo e scrittore britannico, padre dell’ “Accelerazionismo”, per definire delle notizie prive di alcun fondamento che però viaggiano nel tempo e assumono progressivamente sempre più credibilità. Per analizzare un caso di questo genere e per tentare di comprendere se la vicenda aveva un reale fondamento o se si trattava invece proprio di una sorta di “iperstizione” prodotta nel 1930 e che poi si è conservata e diffusa con successo (essendo funzionale a diversi contesti sociali, politici e culturali), abbiamo tentato di applicare un metodo scientifico, scomponendo il quadro informativo proposto da scritti e comunicazioni orali in diversi sottoelementi che sono stati poi verificati singolarmente. Il risultato della nostra analisi lascia però pochi spazi ai dubbi. Gli elementi salienti, costitutivi della leggenda della “Dama Bianca di Poggio Catino” e che poi si sono rilevati oggettivamente non veri, sono i seguenti:

  1. Lo scheletro contenuto in una cella all’interno del museo criminologico di Roma apparterrebbe a una donna uccisa in circostanze misteriose intorno alla fine del secolo XIV: notizia falsa (lo scheletro è di un uomo);
  2. Lo scheletro apparterrebbe a una persona uccisa all’inizio del secolo XVI: notizia falsa (da una osservazione esterna del reperto lo scheletro dovrebbe risalire alla seconda metà dell’800 e comunque in assenza di esame all’isotopo di carbonio ogni datazione è pura congettura attesa la mancanza di contestualizzazione del reperto al momento della scoperta);
  3. Al momento del ritrovamento di uno scheletro a Poggio Catino degli emissari del museo criminologico lo avrebbero prelevato insieme alle pareti della cella che è poi stata ri–assemblata nel museo: notizia falsa (la cella del museo che ospita lo scheletro è una ricostruzione in cartongesso); quindi nessuno smantellamento degli ambienti della fortificazione;
  4. Lo scheletro ritrovato a Poggio Catino avrebbe avuto mani e pieni legate da catene che sarebbero state portate al museo insieme ad altro materiale ritrovato nell’occasione: notizia falsa; i ceppi attualmente presenti intorno ai polsi dello scheletro nel museo sono dei mezzi di contenzione per le caviglie e attribuibili, apparentemente alla fine dell’800;
  5. Secondo Sergio Biraghi, nipote del proprietario del castello all’epoca del ritrovamento dello scheletro, il luogo dove sarebbe avvenuta la “macabra scoperta” sarebbe addossato a un muro, alla destra dell’ingresso alla parte alta della fortificazione e dove in passato c’era un torrione: notizia falsa (esperti di castelli, dopo accurati sopralluoghi, hanno escluso che nel punto indicato possa esserci stato un torrione poi crollato);
  6. Secondo Sergio Biraghi, al momento del ritrovamento dello scheletro della Dama Bianca sarebbe venuto alla luce anche un armigero, forse anch’egli detenuto in una cella attigua, che sarebbe poi stato seppellito in una tomba nel cimitero comunale di Poggio Catino: notizia falsa, da accurate indagini all’interno del cimitero comunale non ci sono tracce di tombe dell’epoca che potrebbero ospitare l’armigero.

In effetti avevamo avuto la sensazione fin dall’inizio che la storia della Dama Bianca fosse poco credibile per il semplice motivo che la ricostruzione della vicenda, così articolata, ricca di particolari, moventi, personaggi, dinamiche familiari ed economiche, fosse stata possibile semplicemente ritrovando uno scheletro senza nome.

Per non cadere nella trappola delle pseudo–scienze e delle conclusioni affrettate basate sull’intuizione e non sui risultati di un metodo scientifico, abbiamo affrontato il caso in maniera “avalutativa” escludendo progressivamente, come del resto suggerì Sir Arthur Conan Doyle, tutte le ipotesi impossibili per giungere a quella che probabilmente è la verità su questa intricata ed emozionante leggenda. Come sia stato possibile che una “fake new” come quella della Dama Bianca possa essere sopravvissuta nel tempo e anzi si sia amplificata, trovando addirittura spazio in opere letterarie e siti istituzionali ufficiali, è poi relativamente facile da comprendere.

La leggenda ha infatti tutti gli ingredienti per divenire appetibile e trasmissibile. È in grado di provocare emozioni forti, si riferisce a un terribile sopruso, riguarda una giovane e forse bella donna, si affacciano infine intricate questioni di tradimenti e infedeltà. “l’iperstizione” della Dama Bianca di Poggio Catino ha quindi visto, fin dal suo inizio negli Anni Trenta, una cospicua serie di “venditori di storie” e in seguito una pletora di creduloni che negli anni hanno tramandato la vicenda (in realtà mai avvenuta) attraverso scritti e pezzi giornalistici, arricchendola talvolta di ulteriori particolari fantasiosi ma privi di alcun riscontro. Su questo si è innestata poi con una certa facilità anche la superstizione del fantasma nel castello. Così facendo, in sostanza, hanno creato una leggenda che si è “storificata” nell’immaginario collettivo anche se priva di riscontri scientifici, documenti, materiali. In primis i responsabili e i gestori del museo Criminologico nel periodo fascista che pur certamente avendo contezza della montatura, hanno cavalcato la “ghiotta” leggenda della Dama Bianca, in grado, per sua natura, di stimolare impetuosi sentimenti popolari e di interessare morbosamente i visitatori. L’emozione che è in grado di generare il pensiero della fine orribile e ingiusta di una giovane donna è stata poi abilmente sfruttata e resa spettacolare negli anni per migliaia di ignari spettatori del museo criminologico di Roma. Poi, all’inizio del 2019, quando sono cominciate a giungere richieste sempre più insistenti da parte di studiosi insospettiti che avrebbero potuto far scoprire la messa in scena, i responsabili attuali del museo hanno tentato, forse per pudore, una ultima strenua resistenza a svelare ”l’inganno originale” dei loro colleghi del Ventennio, rendendo difficile l’accesso ai fascicoli ed ai documenti relativi all’installazione museale e non consentendo una osservazione “ravvicinata”, una ispezione accurata od analisi della presunta Dama Bianca. Ma questo non è stato sufficiente a non svelare tale inganno. E a questo punto un interrogativo sorge spontaneo. A chi appartiene lo scheletro maschile presente nel museo criminologico di Roma e sottratto per così tanti anni a pietosa sepoltura per soddisfare i pruriti macabri dei visitatori giunti da tutto il mondo? Noi abbiamo fatto la nostra parte per gettare luce nella vicenda della Dama Bianca. Lasciamo lo studio di questo ulteriore “case cold” all’iniziativa di altri solerti studiosi a cui auguriamo tutte le fortune.

Una cosa è però adesso certa: i suoni lunghi ed a volte inquietanti, simili a veri e propri ululati, che in alcune notti si sentono distintamente provenire dall’apice del castello e che turbano i sonni degli abitanti del centro storico di Poggio Catino, non sono le richieste di giustizia da parte del fantasma della Dama Bianca ma è il vento di scirocco, che forse da sempre a conoscenza dell’inganno, fa sentire beffardo le sue lunghe risate. Poggio Catino non ha comunque bisogno di fantasmi e leggende per manifestare la sua bellezza. Il suo fascino è nelle sue atmosfere antiche, nello spirito medievale che scaturisce da ogni pietra dei suoi vicoli, nei suoi panorami mozzafiato e negli sguardi saggi, consapevoli e sornioni dei suoi abitanti.

L’invito all’Amministrazione comunale di Poggio Catino di partecipare alle fasi finali della redazione della nostra ricerca non ha avuto risposta.


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